Negli ultimi due mesi qui in Svezia ne ho viste di tutti i colori.
Con la maionese e il ketchup. E altre salse alla francese di cui non potete immaginare la variegata lista di ingredienti.
Con le köttbullar (le famose polpettine svedesi che si mangiano all’Ikea), in proporzioni peggiori del piattone di spaghetti di Lilli e il Vagabondo.
Stracotta. E qui chiariamo: non puoi bollirmi la pasta – gli spaghetti soprattutto! – e in seguito cominciare a preparare il sugo, impiegando mezz’ora a cucinare una cipolla e un po’ di salsa al pomodoro. E poi, accorgendoti del blocco a forma di cupola che nel frattempo si è formato nello scolapasta, tagliuzzare gli spaghetti con le forbici. NO, NO, NO, non ci siamo (NCS! direbbero i miei amici di casa).
Va bene, son terribile, lo ammetto. Non sono mai stata tanto patriottica, ma vedere certe cose in cucina con la pasta (e che adesso mi è venuta pure in mente la pizza-kebab! Ma è meglio lasciare l’argomento per un altro articolo) mi fa venire un tuffo al cuore.
Fermando subito i mugugni (e questo è un prestito nonché un omaggio a due miei cari amici genovesi 🙂 ), cerchiamo di prenderla almeno un po’ più sul sociologico.
Ok, lo ammetto: è davvero molto interessante vedere come la pasta, piatto tradizionale della cucina italiana, venga importata, integrata, reinventata nonché stravolta all’estero, sfornando una fantasiosa miriade di ibridi. I vari “colori” con cui ho visto dipingere la pasta dai miei numerosi coinquilini qui in Svezia è il risultato di un chiaro adattamento del piatto nostrano ai gusti tipici del proprio paese – anche se onestamente mi sfugge un attimo il motivo per cui i miei due amici dalla Grecia non ci mettano la feta e le olive, ma maionese, tonno e ketchup.
La cosa interessante, inoltre, è che l’ibrido pastoso che viene a crearsi qui coinvolge anche la cucina svedese. Le köttbullar sono forse uno dei pochi esemplari di carne conveniente a misura di studente (anche su questo, ci andrebbe un bel post): le trovi al supermercato precotte in confezioni da chilo. Basta scottarle in padella, aggiungerci un po’ di salsa al pomodoro ed il gioco è fatto!
Ad essere precisi, infine, il fattore “tempo” gioca un ruolo molto importante nella vita del giovane universitario, per cui la pasta rappresenta – dopo tutta la famiglia dei sandwich – il piatto più veloce e rapido da preparare, assieme alla pizza surgelata, ovviamente. Per di più, svariati sono i sughi pronti disponibili al supermercato e qui, davvero, non scherzo: c’è l’imbarazzo della scelta.
Ah, e come dimenticare! Della Knorr si può trovare il preparato in polvere (e ripeto, in POLVERE) per la Carbonara: ho assaggiato una forchettata di penne dal piatto del mio amico svizzero (Nota postuma: che si è ripreso una rivincita qui) e vi assicuro che i “gusti” c’erano vagamente tutti. Ma in sostanza era solo una salsa giallognola.
Finendo in fretta la parte noiosa dell’articolo, a questo punto è forse piuttosto scontato immaginare che quando mi ritrovo a preparare la pasta per pranzo (e lo ammetto, non sono l’esempio italiano tipico di consumatore giornaliero di pasta, sì e no la mangio una volta sola a settimana), chi si trova in cucina nel mentre si appollaia al mio fianco come un gufo e mi scruta con grande attenzione, nonché curiosità.
Detto ciò, è diventata abitudine, una volta al mese, la pasta dinner o il pasta party. Il che vuol dire passare tutto il sabato – ma per me è una gioia! – a cucinare per 15-20 persone, come minimo. E che volere di più! Ho pure un sous-chef (una mia carissima amica canadese, originaria dal Nepal) che mi aiuta con la spesa e mi assiste nella fase di preparazione, avidissima di apprendere come cucinare una vera pasta all’italiana.
Di pasta potrei davvero continuare a parlare per ore, ma l’articolo si sta facendo davvero molto lungo, per cui credo dedicherò una sezione a parte per le avventure culinarie del piatto tipico del bel paese.
Qui sotto la foto che ho scattato al piattone della mia amica nepali-canadese alla prima pasta dinner che abbiamo fatto a gennaio:
Come forse si può notare, le quattro portate consistevano in
– Spaghetti alla carbonara
– Tagliatelle con ragù alla bolognese (troppo divertente, sfido tutti i miei amici qui a pronunciare correttamente il suono “gl”, forse si salvano solo gli spagnoli)
– Gnocchi con pesto alla genovese (mi spiace per gli amici genovesi, ma qui le trofie non si trovano!)
– Pennette all’arrabbiata
Ad oggi, vincitori indiscussi sono gli spaghetti alla carbonara (le ragazze dell’Olanda ne sono ghiottissime!) e, che dire, il pesto alla genovese fa faville! Dico solo che c’è chi ha parlato di orgasmo.